Nelle ultime ore si sta parlando molto di Recovery Fund abbinato alla possibile ristrutturazione di stadi come il Franchi di Firenze e il Flaminio di Roma. Questo perché, come inizialmente diffuso qualche giorno fa, la proposta dell’attuale Ministro della Cultura, Dario Franceschini, aveva aperto all’idea di considerare lo stadio fiorentino per essere inserito nella lista del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che coinvolge i progetti da finanziare con i soldi derivanti dai fondi europei del Recovery Plan.

D’altronde, come descritto dallo stesso sindaco di Firenze, Dario Nardella, interrogato in merito da Radio 24, «il Franchi è lo stadio di Firenze, prima ancora che della Fiorentina, ed è l’unico stadio in Italia e in Europa completamente vincolato da un decreto del ministero dei Beni culturali che è stato emanato appena due mesi fa. Ha un valore architettonico riconosciuto a livello europeo e una situazione quasi eccezionale, ma è necessario un investimento per il suo restyling. Servono ingenti risorse per una vera ristrutturazione e per renderlo funzionale sulla base delle norme UEFA, altrimenti non ci potrà giocare nessuna squadra in futuro».

E infatti, l’idea di partenza è stata proprio del sindaco Nardella, che ha inviato una lettera al ministro Franceschini, il quale poi ha palesato la sua disponibilità a considerare la proposta, confermando come ci sia da adeguare la dicitura “grandi attrattori” all’interno del meccanismo del Recovery Plan, e il progetto di restyling di un’opera decretata di valore architettonico come lo Stadio Franchi di Firenze potrebbe senz’altro rientrare negli esempi individuati.

In questi ragionamenti, come riportato dal portale specializzato Calcio & Finanza, sarebbe rientrato anche lo Stadio Flaminio di Roma, che vive in stato di abbandono da ormai diversi anni, ma è anch’esso un impianto sportivo progettato dall’ing. Pier Luigi Nervi (1959) e potrebbe seguire a ruota il Franchi ed essere inserito nei meccanismi del Recovery Fund.

Questo perché il piano da 25 miliardi presentato dalla municipalità di Roma per convogliare i fondi del Recovery Fund nei progetti della Capitale, considera anche l’intervento sul Flaminio, valutato intorno agli 80 milioni di euro. Per il Flaminio, già stadio di Lazio e Roma negli anni precedenti ai Mondiali di Italia ’90 (durante i lavori all’Olimpico), e successivamente casa dell’Italia del rugby dal 2000 al 2011, già nell’autunno 2020 è stato presentato in Campidoglio un progetto di ristrutturazione messo a punto in tre anni dalla facoltà di Architettura della Sapienza (dipartimenti Ingegneria strutturale e Architettura e Progetto), grazie al finanziamento della Fondazione Getty, e con la consulenza della fondazione legata alla famiglia Nervi e di DoCoMoMo, associazione impegnata nella difesa e nella tutela delle architetture moderne.

Che cos’è il Recovery Fund?

Il Recovery Fund rappresenta un pacchetto di aiuti economici su base europea, approvato nell’estate 2020, volto alla ripresa economica post-pandemia e distribuito con diverse quote alle varie Nazioni che fanno parte dell’Unione Europea. Per l’Italia il totale complessivo previsto è di 209 miliardi di euro (una spiegazione più dettagliata la trovate qui), all’interno dei quali è prevista anche la voce riguardante la cultura e il patrimonio, che andrebbe a riferirsi proprio – tra gli altri progetti scelti – agli stadi di Firenze e Roma.

Stante la decisione di impegnare questa parte di soldi nella ristrutturazione del Franchi e del Flaminio, comunque, rimarrebbe il punto interrogativo del destino sportivo di questi due stadi, che per ora non è stato chiarito e andrà obbligatoriamente affrontato dalle rispettive municipalità.

Sezione: Serie A / Data: Sab 20 marzo 2021 alle 11:43 / Fonte: Archistadia
Autore: Emanuele Morabito
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