Carlo Ancelotti a 360°: il tecnico di Reggiolo, allenatore dell'Everton, si è raccontato nel corso di una lunga intervista al Corriere dello Sport: "​La pandemia, i suoi effetti sul calcio, gli stadi vuoti e il volume dei microfoni tenuto bello alto hanno rivelato la vera natura di noi allenatori. Siamo delle teste di cazzo". 

SU COSA SERVE PER VINCERE LA CHAMPIONS - "Incoscienza, fortuna e coraggio. Nel 2003 passammo i quarti battendo l’Ajax all’ultimo secondo e ci furono i due pari con l’Inter, 0-0 e 1-1. Come disse Joseph Conrad, 'It is the mark of an inexperienced man not to believe in luck', 'è il marchio dell’inesperto non credere nella fortuna"

SU ISTANBUL - "Quando metabolizzammo? Due anni dopo, battendo il Liverpool ad Atene. Ricordo che seguendo in tv la semifinale con il Chelsea tifammo tutti per il Liverpool, ci sembrava un segno del destino. Lo stesso avversario, lo stesso allenatore, un’altra finale, la possibilità di rimarginare la ferita". 

LA PARTITA INDIMENTICABILE - "La semifinale con lo United del 2007, 3-0, Kakà fu straordinario. Qualcuno la definì 'la partita perfetta'".  
 
SULLA JUVE - "Champions? Un’ossessione, ma anche una fortissima motivazione. Le due cose viaggiano insieme. La Champions viene vissuta dal club come un notevolissimo investimento non solo emotivo. Io penso che quando si raggiunge una finale si sia già fatto il massimo, il resto è nelle mani di Dio". 

Sezione: Champions League / Data: Mar 04 agosto 2020 alle 14:00
Autore: Ruggero Torre
vedi letture
Print