Non era una gara come le altre. Per Napoli, per i napoletani ancor più che per Leo Messi, che senza dubbio negli ultimi due giorni ha sentito e compreso l'importanza che, da queste parti, aveva un match come quello del San Paolo.
Era una gara iconica, perché per la prima volta nella sua carriera Leo Messi s'è ritrovato a giocare nello stadio che ha trasformato Maradona da campione a leggenda.
Il figlio nel tempio del padre, anche se a Napoli nessuno pensa che Maradona possa mai avere un erede. E infatti, appena Messi ha fatto il suo ingresso sul terreno di gioco per il riscaldamento, dagli spalti del San Paolo si sono subito elevati cori d'altri tempi, quei cori che hanno caratterizzato l'era maradoniana. Frasi, ritornelli che hanno fin da subito sottolineato come la pensa (e la penserà sempre) il popolo di Napoli: Maradona è un'altra cosa.
Poi c'è stato il campo. Gattuso in conferenza stampa aveva preannunciato l'assenza di gabbie per fermare Leo Messi e così è stato. Anche se nel primo tempo le linee del Napoli erano talmente strette che per il capitano del Barcellona trovare spazi sulla trequarti avversaria era pressoché impossibile. Qualche spunto in più nella ripresa, quando il Napoli ha provato a vincerla dopo il pari firmato Griezmann. Messi nella ripresa era più nel vivo del gioco, costantemente alla ricerca dello spunto decisivo che però non è mai arrivato.
A conti fatti, una prestazione da ordinaria amministrazione, da sei in pagella. Gattuso è riuscito a limitarlo grazie alla perfetta organizzazione difensiva del suo Napoli, grazie a una retroguardia che tra tre settimane sarà chiamata a un compito ancora più difficile: braccare nuovamente Messi ma nel 'suo' tempio, al Camp Nou di Barcellona.
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